giovedì

lo ammetto: questa sarà la ventesima volta che scrivo questo post... i precedenti tentativi non mi convincevano. il ché ricorda molto quando vado dalla mondini, mi metto sul letto, comincio a pensare e non dico nulla, perché nessuno dei miei pensieri supera il controllo di qualità e l'unica cosa che si concretizza è un costoso silenzio da 55 euro all'ora.
il controllo di qualità del blog ha bloccato una serie di post su: miss italia, beppe grillo, mastella, don sante (ancora lui!), e il papa (ancora lui!). tutti questi post vedranno la luce come extra nel cofanetto dvd di soffritto che prima o poi mi deciderò a mettere in vendita. più prima che poi, se nessuno si fa vivo per offrirmi un lavoro ben pagato e poco faticoso e la penuria di denaro continuerà ad affliggermi con crescente intensità.

ad ogni modo.

sono in pieno periodo pink floyd, e non ci posso fare niente.
posso solo trasformare quel misto di orgoglio e imbarazzo (ma, sfoggiando un'elegante endiadi, potrei parlare di imbarazzato orgoglio) in una limpida affermazione di me stesso: mi piacciono le cose polverose ma scintillanti. così mi sono messo d'impegno, mi sono riascoltato una serie di concerti di fine anni 60, e cazzo!, non mi sono mai sembrati così belli. dissonanti, poco melodici, rigorosamente sperimentali (nel senso tecnico del termine: sperimentavano in quanto non avevano l'ispirazione di un barrett, e quindi erano costretti a provare ore e ore le cose più assurde sperando di arrivare a qualcosa di nuovo), a volte imprevedibili. riascolto le versioni live di a saucerful of secrets (scaruffi la mette tra le sue composizioni preferite di rock di tutti i tempi, e mi tocca dargli ragione) e di careful with that axe e mi sembra che siano ancora insuperati in quello che facevano. un rumore ordinato, direi.
e così, caro duccio, si giustifica l'acquisto del dvd di gilmour: che non offre nessuna di queste perle, ovviamente, ma gratifica la mia ricerca di stabilità melodica senza farmi sentire eccessivamente sessantenne: perché so che alle spalle di quella melodia c'è un sordido passato di rumori, di gong, di urli terrificanti, di aste del microfono sbattute sui piatti e strisciate sulle corde della chitarra.
naturalmente amo anche dark side , wish e the wall, ma parlare di quei floyd del 69-71 fa molto, ma molto più figo. mi piacerebbe che qualcuno li ascoltasse.

e così, anche per questo blog, mi sono giocato il post sui floyd: è ormai diventata una tradizione, direi. peccato, ma restano i velvet underground: c'è solo da aspettare che vada in periodo lou reed.
che odio, comunque, citare scaruffi per dare un peso alle mie affermazioni.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Antico! :)

Anonimo ha detto...

scaruffiano!!!

pedula ha detto...

mi sembi "il mio compagno etero" e un po' di poesia!

Anonimo ha detto...

polveroso e scintillante... mmm, qualcosa nel mio cervello si è irrimediabilmente bloccato da quando ho letto ciò... elaborerò