mercoledì

è tornato il maresciallo!
alberto, lo sai che fai parte di questa famiglia, vero? ecco, bene, perché adesso che comincerai a lavorare avrai finalmente l'opportunità di contribuire. perciò, ad inizio mese, senza bisogno che io te lo chieda, mi porterai metà del tuo stipendio. la cosa dovrebbe farti piacere, penso.
...
...
...
la moglie del maresciallo aveva la bocca spalancata, non era stata avvisata nemmeno lei. ma si sa, la moglie e il figlio del maresciallo non hanno poteri decisionali, né consultivi: eseguono gli ordini e servono la patria.
prima o poi inoltrerò richiesta di trasferimento presso un'altra caserma.

martedì

telefonata n.1 : qualche squillo, e poi la segreteria telefonica (uhm... mi sa che non c'è, l'ho fatto squillare ma non risponde nemmeno, vabbè riprovo più tardi).
telefonata n.2 : qualche squillo, suona libero e poi diventa occupato. (mah... sembra che abbia chiuso il cellulare... magari era impegnato! vabbè, magari gli mando un sms).
sms ricevuto: che c'è? sai cosa ha fatto la nuova zelanda?
sms di risposta (spedito da me): non ne ho idea. volevo solo invitarti a bere qualcosa all'anima verso mezzanotte e mezza per il mio compleanno. fammi sapere!
sms ricevuto/2 : mi spiace! sono ad un addio al celibato in un posto che ti raccomando.

e qui io e luca ci spostiamo e andiamo all'anima per concludere la serata del compleanno con un elegante mojito. (anzi no, era un montenegro ma tant'è). ci raggiunde l.d.l. per una birra.

improvvisamente... un messaggio.

sms ricevuto/3 : sei ancora lì? mi puoi portare fino a casa?
sms di risposta: si! ti aspetto allora!

passano trenta minuti, gli amari sono finiti, la birra anche. mi decido a telefonare con aria semi-incazzata.

- sono alberto. senti... ma vieni o no?
- ah... no, no. penso che andrò direttamente a casa... se dovete andare andate pure.
- ma l'avevi letto il messaggio in cui ti dicevo che ti aspettavo?
- si!
- ti rendi conto che stavamo qua ad aspettarti per niente?
- si, ormai è andata così. 'notte.

nel frattempo luca seguiva sbalordito e incredulo la conversazione , e l.d.l. rideva con rassegnazione.

e ora, caro lettore, ti pongo una domanda: chi potrebbe essere il misterioso interlocutore?
(suggerimento: di sicuro non è hemingway.)

giovedì

lo ammetto: questa sarà la ventesima volta che scrivo questo post... i precedenti tentativi non mi convincevano. il ché ricorda molto quando vado dalla mondini, mi metto sul letto, comincio a pensare e non dico nulla, perché nessuno dei miei pensieri supera il controllo di qualità e l'unica cosa che si concretizza è un costoso silenzio da 55 euro all'ora.
il controllo di qualità del blog ha bloccato una serie di post su: miss italia, beppe grillo, mastella, don sante (ancora lui!), e il papa (ancora lui!). tutti questi post vedranno la luce come extra nel cofanetto dvd di soffritto che prima o poi mi deciderò a mettere in vendita. più prima che poi, se nessuno si fa vivo per offrirmi un lavoro ben pagato e poco faticoso e la penuria di denaro continuerà ad affliggermi con crescente intensità.

ad ogni modo.

sono in pieno periodo pink floyd, e non ci posso fare niente.
posso solo trasformare quel misto di orgoglio e imbarazzo (ma, sfoggiando un'elegante endiadi, potrei parlare di imbarazzato orgoglio) in una limpida affermazione di me stesso: mi piacciono le cose polverose ma scintillanti. così mi sono messo d'impegno, mi sono riascoltato una serie di concerti di fine anni 60, e cazzo!, non mi sono mai sembrati così belli. dissonanti, poco melodici, rigorosamente sperimentali (nel senso tecnico del termine: sperimentavano in quanto non avevano l'ispirazione di un barrett, e quindi erano costretti a provare ore e ore le cose più assurde sperando di arrivare a qualcosa di nuovo), a volte imprevedibili. riascolto le versioni live di a saucerful of secrets (scaruffi la mette tra le sue composizioni preferite di rock di tutti i tempi, e mi tocca dargli ragione) e di careful with that axe e mi sembra che siano ancora insuperati in quello che facevano. un rumore ordinato, direi.
e così, caro duccio, si giustifica l'acquisto del dvd di gilmour: che non offre nessuna di queste perle, ovviamente, ma gratifica la mia ricerca di stabilità melodica senza farmi sentire eccessivamente sessantenne: perché so che alle spalle di quella melodia c'è un sordido passato di rumori, di gong, di urli terrificanti, di aste del microfono sbattute sui piatti e strisciate sulle corde della chitarra.
naturalmente amo anche dark side , wish e the wall, ma parlare di quei floyd del 69-71 fa molto, ma molto più figo. mi piacerebbe che qualcuno li ascoltasse.

e così, anche per questo blog, mi sono giocato il post sui floyd: è ormai diventata una tradizione, direi. peccato, ma restano i velvet underground: c'è solo da aspettare che vada in periodo lou reed.
che odio, comunque, citare scaruffi per dare un peso alle mie affermazioni.